F1 | GIAN CARLO MINARDI “E’ COMPITO DEI TEAM DI F1 OSSERVARE E AIUTARE I GIOVANI”

L’Azerbaigian è pronta ad ospitare il suo quinto gran premio sul circuito cittadino di Baku. Dopo la “pausa forzata” della passata stagione la Formula 1 torna sui 6003 metri di asfalto situati nella parte vecchia.

Con tre successi, suddivisi tra Rosberg – Hamilton – Bottas, la Mercedes si presenta come la grande favorita, anche se la Red Bull (che vanta un successo con Daniel Ricciardo nell’edizione 2017) è galvanizzata dal primato in entrambe le classifiche grazie al successo di Verstappen a Montecarlo.

Occhio anche a Valtteri Bottas che ha già dimostrato di poter andare forte su questa pista. Il finlandese vorrà anche cercare il riscatto dopo lo sfortunatissimo pit stop nel principato.

Difficilmente potremo vedere una Ferrari nuovamente la davanti. Vista la conformazione del tracciato non potrà beneficiare della trazione e nei due rettilinei la Mercedes potrebbe fare veramente la differenza. In casa Ferrari, è più plausibile una nuova sfida diretta con la McLaren.

In questi giorni si è parlato anche molto dei costi elevati del Motorsport e della volontà di fare qualcosa per aiutare i giovani talenti ad emergere, per evitare che questi vadano perso. E’ sempre positivo e importante tenere accessi i riflettori su questi aspetti, ma è altrettanto importante (se non doveroso) che siano i Team Principal stessi ad andare sui campi di gare per osservare i ragazzi aiutandoli nella loro crescita e carriera.

La Federazione in questi anni ha lavorato molto per abbassare i costi, e si può fare sempre di più, ma purtroppo il nostro sport resta molto costoso poiché richiede una grande forza di lavoro, tra meccanici, ingegneri, autisti e materiale. Per questo motivo ritengo che sia compito dei team di Formula 1 osservare e individuare i ragazzi più meritevoli, così come qualcuno sta già facendo con l’ Academy, supportandone la carriera step-by-step. Visto che si parla tanto di budgets cap, allevare un ragazzino è meno oneroso che ingaggiare un campione.

Perlomeno io la penso così …

Gian Carlo Minardi