[Intervista] Gabriele Tredozi “Valutare singolarmente ogni incidente”

gabrieleL’ingegner Gabriele Tredozi si esprime ai nostri microfoni sull’argomento sicurezza. Il tecnico di Brisighella, per anni ingegnere, progettista e poi direttore tecnico di Minardi e Toro Rosso, ci racconta il suo parere sugli incidenti degli ultimi giorni e su ciò che può essere fatto per evitarli in futuro: “Non bisogna improvvisare, ma valutare con attenzione ogni incidente. Un cupolino? Forse, ma non completamente chiuso.”

Nelle ultime settimane è tornata di grande attualità la sicurezza non solo in Formula 1, ma nell’automobilismo in generale.“Purtroppo abbiamo assistito a due casi molto simili tra loro, nel cui svolgimento, però, c’è una grande percentuale di fatalità. Ogni giorno si compie un piccolo passo in avanti e ogni incidente è un caso a sé che va studiato e analizzato per trovare la migliore soluzione possibile. Nel campo della sicurezza non si può mai improvvisare, in quanto ogni soluzione deve essere studiata perché apporti realmente dei benefici. A volte questo non si può vedere solo in base a dei calcoli.”

Com’è evoluta la sicurezza in Formula 1 negli ultimi anni?
“Fino a vent’anni fa ogni incidente poteva rappresentare un danno molto serio per il pilota, mentre oggigiorno questo non accade più e lo abbiamo potuto vedere anche con quanto accaduto a Robert Kubica (in Canada, ndr). In termini di sicurezza è stato fatto molto sulla cellula di sopravvivenza, sulla scocca, l’introduzione dei cavi di ritenzione delle ruote. E’ chiaro che la testa è la parte più a rischio, ma questo non lo veniamo a scoprire solamente oggi. Proprio su questa parte si è lavorato molto, con l’introduzione del sistema HANS, anche se certamente c’è ancora molto lavoro da svolgere, come abbiamo potuto vedere con gli incidenti di Felipe Massa ed Henry Surtees. La FIA ha avuto il merito il merito di prendere spunto da ogni singolo episodio per valutarne le cause, trovando la migliore soluzione. Come ho detto prima ogni incidente va valutato singolarmente. Con l’introduzione del sistema SDR si riescono ad analizzare tutte le sollecitazioni a cui sono sottoposte le vetture durante un crash, raccogliendo così tantissimi dati.”

Proprio per quanto riguarda la protezione del pilota si è ipotizzato ad un cupolino.
“Forse un cupolino potrebbe essere una soluzione, anche se non dovrebbe essere completamente chiuso. Bisogna fare tutte le valutazioni del caso e non è certamente una cosa semplice in quanto ci sono tanti aspetti in ballo. Proteggere la testa del pilota è sempre stato un aspetto di vitale importanza, e i due episodi ci fanno capire che la strada da percorrere è ancora molto lunga, anche se sono state due casualità. Con questo non voglio certamente dire che va tutto bene. Bisogna lavorare e farlo bene perché ogni soluzione apportata deve rappresentare un vantaggio. Ho alle spalle diversi anni di Formula 1 e si è sempre fatto tutto e bene. Ci vuole tempo e molte simulazioni perché i particolari da tenere in considerazione sono innumerevoli. Se le ruote non si staccassero non andrebbero addosso ai piloti e i cavi di ritenzione funzionano. Se le monoposto di F2 sono progettate sugli standard della F1 2005, forse bisognerebbe portarle a quelli attuali.”

I tuoi colleghi Dallara e Forghieri, intervistati da 422race.com, hanno sostenuto di voler limitare l’influenza della zavorra. Qual è la tua opinione?
“Sono d’accordo e da diverso tempo è argomento di discussione. Ad oggi però è difficile definire cosa sia zavorra da cosa non lo sia. Si potrebbe aumentare il peso minimo delle vetture, anche se questo inciderebbe al momento dell’impatto in quanto si avrebbe più massa. Bisogna trovare dei dettagli che facciano la differenza.”

Qualcosa da aggiungere?
“Per concludere voglio sottolineare che in questi ultimi anni la Federazione ha fatto molto per la sicurezza dei piloti e della loro testa, anche se bisogna continuare con la ricerca. Se in questi anni non abbiamo più avuto incidenti mortali, nonostante qualche episodio spaventoso come l’incidente di Robert Kubica – ad esclusione del povero Surtees – significa che la strada è quella giusta. Bisogna lavorare e farlo bene, senza lasciare nulla al caso e senza aver fretta di trovare una soluzione. Non si può mai raggiungere il massimo, si può solo migliorare.”