Continua il nostro viaggio nel tempo verso il Gran Premio d’America e, dopo Gian Carlo Minardi, abbiamo raggiunto Gabriele Tredozi, l’ingegnere di Brisighella che ha firmato il suo debutto nel Mondiale di Formula 1 vestendo i colori del Minardi Team a partire dal 1988.

Abbiamo voluto rivivere le emozioni di Detroit ’88 e Phoenix ’90 anche dal punto di vista tecnico.

Ricordo molto bene il weekend di Detroit. Ero al mio sesto gran premio di Formula 1 in assoluto, e ricoprivo il ruolo di Ingegnere di macchina della M188 numero 23 affidata fino al gran premio del Canada ad Adrian Campos e, da Detroit, a Pierluigi Martini. In quel weekend Piero salì per la prima volta in macchina durante le prove libere facendo segnare fin da subito ottimi riscontri cronometrici dimostrando di poter stare nei primi dieci, chiudendo la qualifica al sedicesimo posto. Portare al traguardo la vettura, al debutto, su un tracciato cittadino e sconnesso come quello di Detroit, al sesto posto fu un risultato straordinario, soprattutto perché la M188 presentava diversi problemi” ricorda Tredozi

La Minardi M188, progettata da Caliri, soprannominata “cammello” per la sua cronica instabilità, era spinta dal motore Ford V8 3.5 aspirato e il passo molto corto e le sospensioni a barre di torsione (assolutamente innovative per quegli anni) mal si adattavano ai fondi stradali irregolari.

“Si trattava di una vettura molto rigida e non certamente facile da guidare soprattutto in un cittadino. Nel mese di agosto, in vista del Gran Premio di Monza, riuscimmo però a risolvere gran parte dei problemi, grazie ad un intervento importante con l’adozione, tra le altre cose, della cupola dinamica per aumentare l’afflusso di aria al motore, che ci fece guadagnare due secondi

Quello sviluppo venne trasferito successivamente sulla M189 che debuttò in pista in Messico (terzo gran premio della stagione 1989 n.d.r) iniziando anche la stagione successiva a Phoenix conquistando la prima fila con Martini, battuto solamente da Berger su McLaren negli ultimi minuti per poco più di un decimo” prosegue Tredozi

La Minardi M189 è stata certamente la migliore vettura costruita a Faenza, sia in termini di risultati con 6 punti conquistati ( 5° e 6° posto in Inghilterra, 5° posto in Portogallo e il quarto posto in qualifica in Spagna e il 6° posto in Australia) che di prestazioni velocistiche.

Tra la M188 e la M189 il salto generazione è stato importante. Il telaio venne lavorato per la prima volta con una macchina a controllo numerico a 5 assi che sfruttava la tecnologia CAD-CAM anziché a mano, con gli ammortizzatori posteriori a bilanciare sopra il cambio e una grande attenzione rivolta ai profili alari. L’inizio di stagione non fu facile a causa dei problemi di raffreddamento dell’acqua, ma una volta modificato l’impianto, gli sforzi furono ripagati col il quinto e sesto posto a Silverstone a cui seguirono altri risultati importanti come la prima fila di Phoniex 90” conclude il tecnico romagnolo “Sono due risultati incredibili entrati nella storia della Minardi, raggiunti anche grazie alle qualità tecniche di Martini