F1, Strategy Group: tante parole, pochi fatti

Tante parole e zero fatti. Mi viene da riassumere con queste parole le decisioni prese dallo Strategy Group, riunitosi nell’aeroporto londinese di Biggin Hill, il cui obiettivo dovrebbe essere quello di rendere più appetibile lo spettacolo e il format della Formula 1. Stiamo parlando di un gruppo di persone facenti parte di team, il cui pane quotidiano è la F1. Per questo resto basito quando leggo queste proposte. Regole che potrebbero essere adottate nelle stagioni 2016 e 1017. Ora la palla passa al World Motor Sport Council.

RIFORNIMENTI: inspiegabilmente ritornano. Dopo esser stati aboliti poiché considerati poco sicuri e troppo costosi, lo Strategy Group ha pensato bene di riproporli, nonostante le monoposto siano diventate molto più complesse – per non dire pericolose – visto l’ingresso nel 2014 delle complicatissime e costosissime power-unit che stanno mettendo in forte difficoltà diversi team. Cosa succederebbe in caso di problemi o errori col bocchettone? La Formula 1 è in crisi economica. Se escludiamo i primi cinque team, tutti gli altri sono già senza ossigeno e, ora, li obblighiamo a sobbarcarsi ulteriori costi per ricomprare l’attrezzatura e di gestione per il loro trasporto?

PNEUMATICI LIBERI: ogni team sarebbe libero di scegliere le due mescole da utilizzare in ogni gran premio. Fossi io il fornitore, non lo accetterei mai. Il miglior modo per migliorare velocemente le prestazioni sul giro è agire sulle scelta della gomma. Pertanto i piccoli team potrebbero optare per mescole morbide anche su un tracciato molto selettivo con l’intento di mettersi in evidenza, correndo il rischio di dechappamento. Non dimentichiamoci quanto assistito ad Indianapolis nel 2005…

VETTURE CLIENTI: quante volte è già saltata fuori questa proposta negli ultimi anni? Sostengo da tempo che non sia la soluzione giusta per calmierare i costi. Le vetture costruite per vincere un Campionato del Mondo hanno strategie di costruzione e costi di gestione nettamente superiori alle monoposto di fascia B. Questa strada l’ho studiata personalmente nel 1996: nella compagine societaria del Minardi Team era entrato a far parte anche Flavio Briatore, anche CEO del Team Benetton. Insieme provammo a studiare delle sinergie per contenere i costi. Dopo un attento studio emersero differenze tali fra le due filosofie costruttive da far abbandonare il progetto. Ognuno continuò a produrre e progettare separatamente. Inoltre si andrebbe a svilire la proprietà intellettuale dei team che perderebbero la qualifica di “Costruttori” con grosse ripercussioni anche nel valore economico del team stesso.

Ancora una volta quindi non sono emerse soluzioni nuove che possano far presagire a dei cambiamenti sostanziali, volti a ridurre veramente i costi. Sono state bocciate praticamente tutte le ipotesi di tagli, legati all’abolizione delle gallerie del vento o rivedere il sistema dei pagamenti tra i team clienti e motoristi ecc. Oggi abbiamo motorizzazioni i cui costi incidono per 1/3 dell’intero budget. Inaccettabile. Bisogna puntare su un’aerodinamica più semplice, avere meno personale in azienda e anche ai pit stop. E’ da tempo che ritengo ridicolo dover impiegare oltre 20 meccanici per cambiare quattro gomme, destinati a salire col rifornimento.  Personale che copre anche le scritte degli sponsor in un momento in cui la macchina potrebbe avere la migliore visibilità. DRS? Tecnologia che ha un suo costo e che non serve a nulla, nemmeno sulle auto di serie.

Vogliamo cambiare? Perché non provare a fare due manche più corte domenicali per un totale sempre di 300 km, invece di inserire i rifornimenti che, oltre ad aumentare i costi, complicano le strategie e la lettura della corsa. Pensiamo a realizzare vetture più semplici (oggi un’ala anteriore costa più di 100.000€) e veloci con gomme da 17”. Bisogna far restare gli appassionati col cuore in gola attraverso gare emozionanti e meno complicate. Oggi le gare sono fatte sulle strategie delle gomme e dei consumi. Aggiungiamo anche l’incognita rifornimenti e non risolveremo proprio niente. Sono dell’idea di avvicinare il pubblico, oggi troppo lontano. Gli appassionati sono costretti a vedere i propri beniamini dietro una rete, quando va bene, o da un televisore. C’è la brutta abitudine di chiudersi dentro le roccaforti chiamate hospitality.

E’ arrivato il momento di creare un gruppo che non sia implicato direttamente nei team, ma promosso da FIA e FOA. Ecclestone e Todt devono vigilare sulle proposte. Serve uno Strategy Group assolutamente staccato dai team, ma che conosca molto bene l’ambiente F1. Diversamente ognuno tira l’acqua al suo mulino e vengono fuori queste proposte con le quali non si va da nessuna parte