F1 – Pierluigi Martini “Lavoro per un Minardi Day a Imola”

E’ Pierluigi Martini il pilota preferito dei tifosi. In un’inedita sfida partita tra le pagine di FaceBook, che ha coinvolto tutti i piloti che hanno difeso i colori del Minardi Team nelle ventuno stagioni della scuderia faentina nel Mondiale di Formula1, il 54enne Pierluigi Martini ha sbaragliato la concorrenza. “Non poteva essere diversamente. Pierluigi ha corso con noi oltre 100 Gp contribuendo in modo determinante a scrivere buona parte della storia del Minardi Team in Formula 1. Ancora oggi siamo leganti da una grande amicizia. Avrebbe meritato di conquistare ancora più successi nella sua lunga carrieracommenta Gian Carlo Minardi

Su 119 Gran Premi in F1, 107 li ha presi al via con il team fondato da Gian Carlo Minardi portando in pista la prima monoposto di Formula 1 marchiata MinardiTeam nel 1985, proseguendo la sua avventura dall ’88 al ’91 e dal 1993 al 1995. Anche il primo punto mondiale, targato 1988 a Detroit, porta la firma di Pierluigi. Salutato il Circus, nel 1999 si impone nella 24 Ore di Le Mans.

Proprio quest’anno Pierluigi è tornato a calarsi nell’abitacolo Minardi dei collezionisti. In occasione del week-end del Gran Premio d’Austria si è messo al volante della M185, mentre durante il Festival della velocità di Goodwood è tornata a rombare la M189 di Paul e Graham North (guarda la gallery) “Appena mi sono calato nell’abitacolo mi sono sentito subito a “casa”. Come se il tempo si fosse fermato e fossi sceso dalla monoposto solo il giorno prima. La M189 era come un vestito su misura. Rispetto alle F1 di oggi, quelle vetture erano molto più piccole e sembrava di essere veramente a contatto con l’asfalto. Inoltre la testa era completamente fuori dall’abitacolo avevi una grande visuale. Mi sono subito venuti in mente i bellissimi momenti vissuti con quella macchina, ma anche i meno felici. Era molto rigida e a guidarla diventavi matto. Volante piccolo, tre pedali e cambio manuale. Se non eri veramente pronto fisicamente, era lei a portarti in giro e non viceversacommenta un entusiasta Pierluigi Martini che ci ha regalato anche un inedito progetto a cui sta lavorandoSto completando il restauro della mia M189. Stiamo ultimando l’elettronica del motore. Dopodichè sto lavorando per organizzare a Imola, insieme a Gian Carlo Minardi, un Minardi Day chiamando a raccolta tutti gli amici “minardisti” Una Bella giornata in autodromo con tutte le Minardi F1, e non solo

Ciao Justin

E’ con grande rammarico che ricordo Justin Wilson, il “Gigante Buono”. Un pilota veloce che ha iniziato l’avventura in F1 con la Minardi e si è poi distinto in più occasioni in Formula Indy.

Un pilota manager, il primo ad anticipare il crowdfunding nel Motorsport, era riuscito a creare attorno alla sua immagine simpatia e supporto alla carriera, purtroppo una tragica fatalità ci ha privato di uno dei “nostri ragazzi”.

Ciao Justin

Da Campos a Sainz Jr. L’Asse Faenza-Spagna

Parlando del Gran Premio di Spagna non possiamo dimenticare l’asse Faenza-Spagna, un gemellaggio diventato sempre più forte nel corso degli anni, dal quale sono transitati tutti i piloti spagnoli, ad eccezione del solo Pedro De La Rosa. Il Minardi Team ha aperto la strada nel 1987 con l’ingaggio di Adrian Campos. Oggi il testimone è passato alla Scuderia Toro Rosso che ha chiamato tra le sue fila Carlos Sainz Jr, in coppia all’olandese Verstappen.

Dopo il debutto al volante della M187, con il quattordicesimo posto proprio in Spagna come miglior risultato, Adrian Campos si è fermato a Faenza anche la stagione successiva, facendo coppia con Luis Perez Sala, prima di cedere il volante della M188 a Pierluigi Martini. Per la Scuderia diretta da Gian Carlo Minardi erano i primi anni nel Mondiale di Formula 1 col debutto targato 1985, ma già a Detroit festeggiava il primo punto iridato grazie al sesto posto del romagnolo.

Arriviamo alla fine degli anni ’90 e inizio 2000 con Marc Genè e Fernando Alonso. Prima di passare nelle fila della Williams e, successivamente Ferrari come collaudatore, Genè difende i colori del Minardi Team nelle stagioni 1999 e 2000, in coppia con Luca Badoer e Gaston Mazzacane conquistando i punti nel Gran Premio d’Europa al volante della M01 motorizzata Ford, prima di passare il testimone al connazionale e futuro bi-campione del mondo Fernando Alonso.  L’ultimo spagnolo in ordine cronologico targato Minardi è Antonio Garcia che nel 2002 si era calato nell’abitacolo della PS02 di Mark Webber per un test, prima di passare con successo alle competizioni a ruote coperte. Nel suo palmares compare infatti il nono posto nel WTCC ’05 insieme alle vittorie 2008-2009-2011 nella 24 Ore di Le Mans al volante di Aston Martin e Corvette e ai successi 2009-2015 nella 24 Ore  di Daytona.

Sul fronte TR il 2009 è l’anno di Jaime Alguersuari e quest’anno del figlio d’arte Carlos Sainz Jr. «Sono stati veramente tanti i piloti spagnoli e mi fa piacere che da quando il Minardi Team ha firmato il suo debutto in F1 nel lontano 1985, tutti i piloti, ad eccezione di uno, siano transitati per Faenza. Per il Minardi Team, insieme a Monza e Imola, il GP di Spagna era la corsa di casa» racconta Gian Carlo Minardi «Ho dei bellissimi ricordi legati sia al calore dei tifosi iberici sia ai piloti, coi quali tutt’oggi ho un ottimo rapporto. L’ultimo spagnolo arrivato a Faenza e Sainz Jr, chce ha le caratteristiche per far bene. Mi auguro che abbia più fortuna del suo procedessero Alguersuari, vittima degli errori RB. Nel 2006 avevo assistito al suo debutto in Formula, sul circuito di Imola: pole, vittoria e giro veloce in entrambe le gare. Gli avevo prospettato un futuro in F1, che c’è stato, anche se troppo breve» conclude il manager faentino che nel fine settimana sarà a Barcellona anche per seguire Luca Ghiotto e Raffaele Marciello impegnati in GP3 e GP2 come alfieri dell’ACI Team Italia.

Ciao Piero, “papà” della Motori Moderni

Dopo una breve malattia, nella notte è venuto a mancare Piero Mancini. Amico di Gian Carlo Minardi, nonchè colonna portante del Minardi Team “Con Piero, questa notte viene a mancare una parte preziosa della storia del Minardi Team. Amico e partner in tante battaglie. La sua passione per il nostro Sport, lo ha portato prima ad entrare per diversi anni nella compagine societaria della Scuderia,  per fondare nel 1984 insieme all’Ing. Carlo Chiti la Motori Moderni, cuore pulsante Turbo V6 dal 1985 al 1987 della Minardi, rimasta orfana dei motori Alfa Romeo”

A tutta la Famiglia Mancini, un grandissimo abbraccio

 

Dal battilamiera alla prototipazione rapida: l’evoluzione della Formula 1

Mentre i giorni passano velocemente e ci avviciniamo con rapidità alla seconda sessione di test collettivi invernali sulla pista spagnola di Barcellona, abbiamo incontrato nel suo quartier generale di  Faenza (e non poteva essere altrove) Gian Carlo Minardi.

Nonostante con l’uscita dal Mondiale di Formula 1 si sia lasciato alle spalle il n.21 di Via Lazzaro Spallanzani che dal 1984 ospitava la sede del suo Minardi Team, nel nuovo ufficio si continua a respirare aria di Formula 1 attraverso i caschi dei numerosi piloti che hanno vestito i colori giallo-blu, i volanti delle monoposto, ai modellini o al manichino del motore Cosworth F1 – TJ 2005 10V, usato come tavolino. L’occhio si sofferma su un album fotografico che prontamente apriamo. La mente inizia a viaggiare velocemente indietro nel tempo, come se avessimo a disposizione la DeLorean di “Doc” Emmet Brown e Marty McFly. Ci sono fotografie che sembrano preistoria, ma che fanno parte della storia italiana del Mondiale di Formula 1. Oggi siamo abituati a sentir parlare di galleria del vento, simulatori di ultimissima generazione in grado di riprodurre la realtà, ma non è sempre stato così  “Osservando queste fotografie si ha l’impressione che sia passato un secolo. Invece parliamo solamente di 30 anni fa” commenta Gian Carlo Minardi.

Il nostro viaggio inizia dagli anni ’84-‘85E’ incredibile come sia cambiato il mondo, senza accorgercene, e i passi da gigante fatti dalla tecnologia. Viene anche da porsi delle domande. E’ necessario tutto questo? Mi spiego meglio. Negli anni ’80 per costruire due macchine da Formula 1 si impiegavano 22-23 persone. L’ufficio tecnico era una stanza di 26 mq. Oggi, nonostante l’aiuto della tecnologia, i team contano oltre 400 dipendenti. Certamente le vetture e l’aereodinamica sono più complesse, ma pur concedendo spazio all’evoluzione mi pare si sia giunti a livelli di staff incredibili” prosegue l’ex Team Principale Nel 1984 i telai erano costruiti con materiali compositi, in particolare fibra di Carbonio e Kevlar e la carrozzeria veniva realizzata manualmente come tutte le attrezzature per la realizzazione della stessa (modelli), utilizzando materiali per modelleria facilmente lavorabili. Manualmente si ottenevano le geometrie richieste. La difficoltà era fare la pancia sinistra uguale alla destra. Le macchine erano fatte proprio artigianalmente. Era anche molto frequente produrre parti o componenti di carrozzeria come ad esempio l’elemento di chiusura del vano ammortizzatori detto “cupolino”, ottenuto in lamierino modellato  a mano dal fido Otello, carrozziere storico Ferrari di fine anni 60. Insomma fino ai primi anni ‘80 ogni pezzo veniva realizzato manualmente, prima di portarlo in galleria del vento.”

Il passaggio successivo è stato l’introduzione dei computer e, successivamente, la modellazione 3D. “Nel 1988 ha fatto il suo ingresso in azienda la macchina FTP  a controllo numerico a tre assi. Una volta realizzato il disegno potevi veder crescere la macchina, a cui fa seguito la “JOBS” ovvero una macchina utensile con controllo su  cinque  assi che permetteva di realizzare la sagoma completa della scocca, modellando un blocco di resina  attraverso le matematiche rappresentative delle superfici esterne prodotte dai progettisti al CAD. Questo primo esemplare servirà per ottenere lo stampo su cui realizzate il telaio della vettura in carbonio.

Una vera rivoluzione è arrivata negli anni 2000 quando si iniziano ad utilizzare i macchinari per la prototipazione rapida, o stererolitografia.

Attraverso la solidificazione a mezzo laser di una resina liquida si ottenevano elementi “finiti” utilissimi soprattutto per realizzare compenti necessari ai test aerodinamici in galleria del vento. Tecnologia che ha permesso di velocizzare i tempi di produzione di questi componenti.

La prototipazione rapida arriva a Faenza “La Minardi è stata tra le prime aziende a disporre di questa tecnologia, certamente la prima in F.1 ad istallare una 3D Systems-SLA® 7000, un passo seguito a breve da alcuni top team. Realizzato il primo studio al computer con tecnologie Cad, veniva costruito direttamente il modellino in scala 1/2 per andare in galleria del vento”

Per finire una bella quanto inedita chicca. “Ecco il modellino della Minardi 2006, che purtroppo non ha mai visto la luce. E’ l’ultima creatura dell’Ing. Gabriele Tredozi. Eravamo già avanti nella progettazione della scocca,” conclude il racconto Gian Carlo Minardi “quando nel settembre 2005 iniziarono le trattative con la Red Bull per il passaggio di proprietà.”

Un ringraziamento particolare all’Ing. Gabriele Tredozi per il prezioso supporto tecnico. Sul nostro canale ufficiale di FaceBook è disponibile una vasta gallery con ulteriori fotografie anche sulla Minardi PS06

Minardi-Alfa: quel matrimonio saltato all’ultimo

Durante la presentazione della SF15-T, la nuova vettura di Maranello affidata al piede destro di Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen per il Mondiale di Formula 1 2015, l’attenzione dei media e degli appassionati è stata attirata anche dalla comparsa del logo “Alfa Romeo” sulla carrozzeria del Cavallino Rampante.

Immediatamente la mente di Gian Carlo Minardi ha fatto un tuffo nel passato, arrivando fino al 1983, anno in cui il manager faentino decise che il suo Minardi Team era pronto per il grande salto nel Mondiale di Formula 1. Era certamente una sfida da temerari visto  i livelli sconvolgenti che i costi stavano raggiungendo in quegli anni. Le strade di Minardi e del Biscione si incrociarono alla fine del 1983 quando Gian Carlo scrisse al Presidente Massacesi una lettera con la proposta di acquistare la squadra di F1 per un prezzo complessivo di 1.800.000 di Lire italiane. Non ottenendo nessuna risposta chiese di essere ricevuto di persona. Il costruttore lasciò gli stabilimenti della leggendaria Casa milanese con la promessa della fornitura dell’otto cilindri turbo.

Su queste basi partì il progetto della M184, costituita da una scocca in sandwich di Avional con interposta fibra di carbonio e kevlar, pance alte per dare spazio ai radiatori e un originale alettone triplano con mono-supporto e flap laterali. Cuore pulsante doveva appunto essere l’otto cilindri Alfa Romeo. Doveva, appunto. L’avventura Minardi-Alfa era pronta ad iniziare, ma con una doccia fredda e inattesa il Presidente Massacesi comunicò, di punto in bianco, che il matrimonio non s’ha da fare. Il danno era fatto, ma ormai troppo tardi per fermarsi ed arrendersi. Non c’era altra scelta che modificata la M184 per  ospitare il motore aspirato Ford-Cosworth.

Nel 1985 iniziò comunque la grande e bellissima (permettetecelo) avventura del Minardi Team nel Mondiale di Formula 1 con al volante Pierluigi Martini, durata poi la bellezza di oltre vent’anni.

Cisitalia Group incontra Gian Carlo Minardi

Alberto Diaz Lima (President & Owner di Cisitalia Global Group, in compagnia dell’ing. Enrique Scalabroni, sono stati ospiti di Gian Carlo Minardi a Faenza. Mr. Diaz Lima è l’unico depositario del glorioso marchio Cisitalia che negli anni ’50 ha realizzato macchina avveniristiche, che hanno scritto la storia per le sue innovazioni. Il simbolo per eccellenza della Cisitalia Group è senza alcun dubbio la 202, esposta nel Museo d’Arte Moderna di New York da 40 anni, guidata anche da Tazio Nuvolari che la portò a conquistare numerosi successi.

E’ stato un incontro di cortesia e personalmente mi ha fatto molto piacere confrontarmi sia con il Presidente Diaz Lima che con l’ing. Scalabroni. Il gruppo in questi anni è impegnato a progettare una versione moderna dello storico marchio Cisitalia, oltre che creare una riedizione delle macchine con i sistemi costruttivi di quell’epoca” commenta Gian Carlo Minardi “La 202 era una macchina avveniristica per quegli anni, nonché il modello più famoso, divenuta un’icona del Design Made in Italy”

Nel 2012 la nuova sfida si è chiamata 202 E: riprogettare la coupè sportiva divenuta una pietra miliare nella storia dell’automobilismo. Un esercizio di stile basato sullo studio della Cisitalia 202

Minardi Team e la Parigi-Dakar

Quando si legge il nome Minardi o si vedono i colori storici giallo/blu, la mente corre velocemente alla Formula 1 e alla storica scuderia italiana fondata da Gian Carlo Minardi  nel 1979 che per oltre vent’anni ha solcato i Gran Premi di F.1. Ed è giusto che sia così. Ma non tutti sanno che il marchio della scuderia faentina è legato anche alla competizione più famosa del mondo nel panorama dei rally: la Parigi-Dakar

Il progetto nacque nel 1985, in concomitanza con il debutto del Minardi Team nel Campionato del Mondo di Formula 1, per concretizzarsi nel 1986 con la partecipazione all’ottava edizione della competizione ideata dal pilota francese Thierry Sabine.

Gian Carlo Minardi mise a disposizione tutta la sua struttura e l’esperienza nelle gare per trasformare un camion CVS da trasporto speciale, motorizzato Iveco, e partecipare alla durissima competizione nel deserto “Durante una stagione intensa e non priva di problemi visto il debutto in F.1, è partito il progetto Parigi-Dakar. Il Minardi Team mise a disposizione tutta la sua esperienza per trasformare il pesante camion CVS in vista dell’edizione ’86. Trasferimmo la nostra esperienza in F.1 sul veicolo, che risultò estremamente bilanciato con un 40% del carico sull’anteriore e il restante 60% sul posteriore riuscendo a saltare sopra le dune a gran velocità” racconta Gian Carlo Minardi “Purtroppo l’equipaggio, formato da Gaudenzio Mantova (pilota con esperienza in F.2 e F.3) Denis Biffi (copilota) e Adriano Antolini (navigatore e padre putativo dell’avventura, in quanto fortemente da lui voluta) fu costretto al ritiro mentre occupava saldamente la secondo posizione. Il mezzo” prosegue il manager faentino “prese fuoco in mezzo al deserto. Con ogni probabilità sottodimensionammo, in fase di progettazione, l’impianto elettrico. L’errore,” conclude Minardi “basato sull’inesperienza in questo tipo di competizione, fu fatale

TECNICA – Minardi fa scuola… dal LINK al FLIC

In questo inizio di stagione a tener banco tra i team di Formula 1 è stato il sistema FRIC, front and rear interactive control, adottato da Aldo Costa e Ross Brawn sulla Mercedes W04 di Hamilton e Rosberg. Si tratta di un sistema idraulico che permette alle sospensioni anteriori e posteriori di lavorare insieme ricreando così in parte i benefici delle sospensioni attive.

Per la Formula 1 non si tratta però di una novità assoluta. Già negli anni ’90 il Minardi Team aveva dotato la sua M193 di un sistema analogo. Proprio per capire meglio il funzionamento e gli effetti abbiamo interpellato l’ingegnere Gabriele Tredozi, “papà” di numerose monoposto del team faentino. Arrivato alla corte di Gian Carlo Minardi nel 1988 come ingegnere di macchina di Adrian Campos e, successivamente, di Pier Luigi Martini, nel 1997, in seguito alla partenza proprio di Aldo Costa verso la Ferrari, divenne capo progettista della monoposto M198 e Coordinatore tecnico della squadra.

Bisogna fare una premessa tornando indietro di circa vent’anni. Alla fine del ’92 spopolava una nuova tecnologia – sospensioni attive – che aveva la capacità di gestire elettronicamente la sospensione attraverso numerosi parametri come l’altezza da terra, il rollio e beccheggio. Tutto questo non veniva più fatto attraverso un sistema a molle, ma idraulicamente” introduce l’ingegnere di Brisighella “Il sistema era composto da attuatori posti sui puntoni. Il gruppo molla-ammortizzatore riceveva l’olio degli attuatori in pressione tramite una pompa e, attraverso i controllo elettronici, veniva gestita l’altezza da terra del posteriore, anteriore, il beccheggio e il rollio, ottenendo così un beneficio in termini aerodinamici. Tutto questo progetto si può scorporare in due parti: una parte passiva, con l’hardware delle sospensioni idrauliche, e quella attiva, ovvero elettronicamente” ci illustra Tredozi.

La M193 di Martini e Fittipaldi era dotata di un sistema idraulico passivo: non c’era una pompa esterna che metteva in pressione e gestiva automaticamente l’altezza da terra, ma era dotata di sospensioni tradizionali mandate in pressione idraulicamente. Lavorava sulle molle comandate da condotti idraulici con il puntone che mandava in pressione il circuito. Questo era il punto di partenza per poi rendere completamente attivo il sistema l’anno successivo. Purtroppo la FIA bandì il sistema e così ci trovammo con una sospensione molto avanzata ma non sfruttabile. Continuammo però ad usarla nel 1994 senza renderla attiva

Come funzionava il sistema “L’obiettivo era minimizzare le variazioni di altezza tra anteriore e posteriore in frenata e accelerazione. Per gestire in modo passivo il beccheggio della vettura mettemmo in comunicazione, con un collegamento incrociato – LINK – l’asse anteriore con il posteriore. In questo modo, quando la vettura in frenata schiacciava l’anteriore l’attuatore creava un vuoto nel retro, occupato dall’ olio dell’attuatore posteriore in modo da far schiacciare a terra anche il posteriore. Così facendo si manteneva inalterata la differenza di altezza. Essendo incrociato dava un aiuto in più in curva: quando il carico maggiore era sulla ruota posteriore esterna, interveniva sulla ruota anteriore interna limitando il rollio.  Il medesimo funzionamento, ma opposto, avveniva in accelerazione: il carico si trasferisce dietro facendo alzare l’anteriore. La pressione degli attuatori evitava proprio questo schiacciando il muso a terra. Così facendo si diminuisce il sottosterzo in potenza.

Alla fine del 1993 però il collegamento venne vietato. Con la M194 continuammo quindi con le sospensioni idrauliche, ma non più connesse. Una parte del beneficio venne  quindi perso. Sulle Formula 1 di oggi invece è ricomparso questo Link,  utilizzando quindi un sistema analogo al nostro di 20 anni fa.”

Quali sono i suoi vantaggi. “Il vantaggio è di minimizzare la differenza tra l’altezza anteriore e posteriore in frenata o accelerazione. Avere una macchina molto stabile in frenata vuol dire avere una più alta velocità in ingresso e, di conseguenza, più carico. Inevitabilmente si sfruttano meglio le gomme. Il pneumatico scivola e patina di meno e l’anteriore strappa di meno. E’ certamente un sistema che richiede del tempo per essere messo a punto, che si gioca sui diametri dei tubi” conclude Tredozi.

Gian Carlo Minardi “Vogliamo fare una foto come nel ’95”

Nei giorni scorsi un fan mi ha mandato questa foto chiedendomi quando ci saranno altri piloti italiani in F1… Siamo nel 1995 e la Scuderia Ferrari organizza un test con la 412T2 sulla pista di Fiorano per scegliere il nuovo tester. Per l’occasione lo staff di Maranello chiama quattro piloti con un passato in F.1  con Minardi – Martini, Badoer, Morbidelli, Fisichella –

Da quattro anni collaboro con ACI CSAI e FERRARI DRIVER ACADEMY lavorando coesi con un unico obiettivo: riportare nuovamente i piloti italiani in Formula 1. L’Italia ha tantissimi talenti, ma purtroppo mancano gli sponsor. Abbiamo perso due generazioni e cioè quei piloti che oggi hanno tra i 23 e 27 anni, come Filippi e Rigon: ragazzi fortissimi. In questi anni nella Formula ACI-CSAI Abarth sono emersi alcuni talenti che stanno primeggiando nelle categorie superiori europee.

Nella FDA FERRARI DRIVER ACADEMY ci sono ragazzi che arrivano proprio dalla nostra filiera come l’ultimo acquisto Antonio Fuoco e Raffaele Marciello, leader nell’europeo F.3. Questa è la dimostrazione che il progetto sta dando i primi frutti”

La Minardi è stato l’ultimo team italiano a “puntare” su piloti italiani. Noi non potendo contare su budget faraonici tali da poter permetterci campioni affermati, andavamo alla ricerca di quei piloti con una marcia in più, molti dei quali possono oggi vantare un palmares eccezionale nel mondo delle competizioni motoristiche.

Sono ottimista e mi auguro di vedere fra qualche anno una foto come quella del ’95, con quattro giovani piloti italiani vestiti di rosso.

Per onore di cronaca quel 27 settembre 1995 Luca Badoer vinse la sfida, segnando il miglior crono con  1’04”391

Ci ha lasciato Giancarlo Martini

Con immenso dolore Gian Carlo Minardi annuncia la scomparsa di Giancarlo Martini. All’età di 66 anni ci lascia non solo un grande uomo di sport ed un grande imprenditore, ma soprattutto un amico dal cuore immenso e buono d’animo. Un amico col quale ho condiviso tanti successi e la passione per il mondo delle corse. Un caloroso abbraccio va alla moglie Paola e ai figli Jacopo, Benedetta e Donata
Ciao Giancarlo !!!!!!!!

                                                                                                                           Gian Carlo Minardi

 

 

 

P.S. Nei prossimi giorni verrà comunicato data e luogo dell’esequie.

Gian Carlo Minardi “Rimasi folgorato da Alonso”

Per Fernando Alonso il gran premio della Malesia, in programma questo fine settimana, non rappresenterà soltanto il secondo week end stagionale, ma anche il raggiungimento dei suoi primi 200 gp.

Sono già passati dodici anni da quando quel giovanissimo spagnolo (appena 19enne) si affacciava nell’olimpo del Motor Sport grazie a Gian Carlo Minardi che, dopo averlo visto in azione, lo volle follemente con se nel suo team, con cui debutto in F.1 nel 2001 al volante della PS01 “Sono sempre stato molto attento ai risultati dei giovanissimi, grazie anche all’aiuto di validi collaboratori. Uno di questo era proprio un ex-Minardi, Adrian Campos. Dopo avermi segnalato Mark Genè, che corse con noi per due stagioni, mi portò all’attenzione Fernando. Iniziai quindi a seguirlo e rimasi subito folgorato. Era chiaro che aveva qualcosa in più” ricorda Minardi

Nel ‘99 Fernando si impone nella World Series by Nissan e il titolo gli valse un test al volante della monoposto di Minardi a Jerez “Tradizionalmente il mio team metteva in palio per i piloti che vincevano i campionati più importati un test. Quell’anno fu chiamato quindi anche Fernando in Spagna insieme ad altri piloti. Nonostante la pioggia Alonso fece vedere cose che non avevo mai visto in un debuttante. Giocava con la macchina, tant’è che al terzo passaggio aveva già segnato il miglior riscontro cronometrico, dimostrandosi di 1 secondo e mezzo più veloce di ogni altro tester…. A quel punto capii che avevo a che fare con qualcuno che era diverso da tutti gli altri piloti. Iniziò una lunga ed estenuante trattativa che si concluse con la stesura di un contratto pluriennale

Nel 2000 prende parte al campionato di F.3000 con il team Astromega chiudendo una stagione in crescendo, grazie ad un secondo e una vittoria nelle ultime due gare “Contemporaneamente all’impegno nella F.3000 iniziò a lavorare con noi. Il test più importante è stato sicuramente a Fiorano, dove fece segnare tempi tanto importanti da attirare l’interesse della Ferrari. In quel momento le sue quotazioni iniziarono a crescere. Noi purtroppo eravamo in difficoltà e stavamo iniziando a pensare di cedere il team. Pertanto mettemmo sul mercato il cartellino di Alonso che fu offerto a Flavio Briatore, così com’era successo con Fisichella. L’accordo prevedeva che Alonso corresse con il Team Minardi o il Team Renault, e non ceduto in prestito a terzi. Nel 2001 così prese parte a diciassette gran premi con noi firmando una bellissima stagione. Solo l’anno successivo approdò alla corte di Briatore come test driver

Immediatamente si è visto che sarebbe stato un pilota vincente e durante la prima stagione più volte avevo detto che sarebbe diventato campione del mondo. Ora raggiunge la soglia dei 200 gp, dopo due titoli mondiali. Mi auguro che possa arrivare anche il terzo.

La qualità più importante di Fernando? “Concentrazione e prestazione. La sua forza è di saper fare tutto in gran premio a livello di qualifica. Questo lo contraddistingue dai vari Vettel, Hamilton, Raikkonen, Webber. Ha una grande visione della gara, anche senza l’ausilio di radio o lavagna. Buon anniversario Fernando!” conclude il manager faentino

 

35 anni di corse, racchiusi in una serata

Lo scorso 15 dicembre il “Cavallino” di Faenza  si è vestito a festa trasformandosi nel salone d’onore di una bellissima rimpatriata, dove nell’arco di un pranzo sono andati in scena 35 anni di corse e di ricordi targati Minardi Team.

Un bellissimo regalo che tutti gli “Ex Minardi” hanno voluto fare a Gian Carlo Minardi che con i colori giallo-blu del Team ha emozionato milioni di tifosi, partecipando a scrivere una bella parte della storia del Motor Sport nostrano. Durante la serata i “ragazzi” hanno voluto rendere omaggio al Presidente Gian Carlo Minardi (all’interno della scuderia faentina tutti avevano un soprannome) firmando con una dedica il libro “Gian Carlo Minardi racconta 35 anni di corse, dalla F. Italia alla Formula 1”

Riparte un nuovo anno e augurando a tutti uno strepitoso 2013, colgo l’occasione per ringraziare tutti i “ragazzi” con i quali ho passato una magnifica giornata il 15 dicembre scorso. Grazie a tutti e buon anno

                            Gian Carlo Minardi