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[1° Appuntamento] MINARDI M188 | IL “CAMMELLO” CHE CONSACRO’ MINARDI E MARTINI

Il 5 Aprile 1985 è la data simbolo per Gian Carlo Minardi e il Minardi Team. Alle ore 9,30 del venerdì di 35 anni fa, la Scuderia faentina firmava il debutto nel mondiale di Formula 1 prendendo parte, sulla pista brasiliana di Rio de Janeiro, al primo turno di prove libere con l’unico esemplare della M185 affidata a Pierluigi Martini. “Tutti ci guardavano come dei marziani” ricorda l’ex meccanico Bruno Valli.

Nei 21 anni di storia nel Mondiale ci sono state tante altre ricorrenze importanti e, una di queste, è certamente il 19 luglio 1988. Sulla pista di Detroit, sesta prova del mondiale, Pierluigi Martini e la Minardi conquistavano il primo punto mondiale frutto del sesto posto con la M188: un trionfo per il pilota romagnolo, assurto finalmente nel rango di vero driver della massima serie, ma sopratutto un premio per la tenacia di Gian Carlo Minardi, il primo grande traguardo raggiunto dal suo arrivo in F1.

La M188 progettata da Giacomo Caliri, soprannominata il “cammello” per la sua cronica instabilità doveva costituire un riscatto per la squadra. Purtroppo le aspettative non trovarono riscontro in pista. Monoposto a motore aspirato – Ford Cosworth DFZ V8 da 3500 cc – con passo molto corto – 2670 mm – pur avvalendosi di una sospensione a barre di torsione (questa soluzione sarà ripresa in F1 solo 10 anni dopo) la M188 non era performante e mal si adattava ai fondi stradali regolari. Nei primi cinque gran premi, la M188 contava tre ritiri, tre mancate qualificazioni (Monaco, Messico, Canada) con Adrian Campos ed appena un sedicesimo e due undicesimi posti. Questi risultati portano all’avvicendamento tra Campos e Martini, proprio in occasione del Gp degli USA.

Gli scarsi risultati portano anche ad una rivoluzione tecnica con l’insediamento di un èquipe di giovani ingegneri guidati da Aldo Costa, Gabriele Tredozi, Tommaso Carletti e Vincenzo Emiliani. Quest’ultimo venne incaricato di disegnare e tornare alla sospensione tradizionale a molle elicoidali che, grazie alla sua geometria, si incernierava più efficacemente alla scocca rendendo il tutto più rigido e migliorando il comportamento della vettura. L’allungamento del passo contribuì a rendere più stabile la monoposto, migliorando oltretutto il flusso aerodinamico. Infine, a partire dal GP d’italia venne adottata una cupola dinamica per aumentare il flusso d’aria al motore.

Tutte queste migliorie portarono ad un miglioramento di circa 3 secondi e la conquista del 7° posto in Australia, 8° in Portogallo e il 10° posto nel Campionato Costruttori su 18 scuderie.

F1 | Gran Premio d’America, Il weekend delle “prime volte” con Pierluigi Martini

Dopo il Team Principal (Gian Carlo Minardi), l’Ingegnere (Gabriele Tredozi) non può mancare il Pilota, Pierluigi Martini, l’eroe che regalò al Minardi Team il primo punto mondiale a Detroit 1988 e la prima fila a Phoenix 1990 col secondo tempo dietro la McLaren di Berger, insieme a tanti altri risultati importanti che sono entrati nella […]