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[4° Appuntamento] MINARDI M193 – STAGIONE DA RECORD. DAL “LINK” ALLA PAURA DI MONZA

La M193 è frutto dell’ottimo lavoro congiunto tra Gustav Brunner, neo acquisto del team faentino, Aldo Costa e Gabriele Tredozi.

Oltre ad una livrea nuova in cui Gian Carlo decide di privilegiare il bianco, è la prima monoposto dotata di sospensioni idrauliche. Il regolamento prevedeva l’utilizzo delle sospensioni attive e, per questo, a Faenza si progetta la M193 con le sospensioni passive in ottica di un passaggio a quelle attive nella stagione successiva.

L’impianto prevedeva un innovativo collegamento (link) tra l’asse anteriore e posteriore che consentiva di minimizzare le variazioni di beccheggio della vettura in fase di frenata e di accelerazione. Tale soluzione innovativa, purtroppo, ha vita breve poiché viene bandita dal regolamento tecnico ‘94.

Il 1993 è anche l’anno dell’adozione del primo cambio sequenziale Minardi. La monoposto si dimostrò estremamente performante in gara soprattutto grazie al propulsore Ford HB V8, non potentissimo ma con bassi consumi che permetteva un minor carico di benzina, arrivando a risparmiare circa 10-15 kg di carico rispetto agli avversari con un evidente vantaggio in gara.

Alla prima gara della stagione, il gran Premio di Sud Africa del 14 marzo, Christian Fittipaldi conquista un’incredibile 4° posto a cui faranno seguito i due 6° posti conquistati in occasione del GP d’Europa, corso a Donington Park, e a Imola da Fabrizio Barbazza e al 5° assoluto tra le stradine del principato di Montecarlo il 23 maggio.

Durante la stagione 1993 la Minardi dimostra una crescita importante conquistando due 7° posti (Donington Park e Monza con Pierluigi Martini che era subentrato a Barbazza), tre 8° posti (Montmelò, Magny-Cours e Monza), due 9° posti (Montreal ed Estoril) e un 10° posto in Giappone a Suzuka.

Dal Gran Premio di Gran Bretagna, Pierluigi Martini torna a Faenza ereditando il sedile di Fabrizio Barbazza e fin da subito i due piloti dimostrano un grande feeling. Probabilmente, però, proprio un’incomprensione tra Martini e Fittipaldi crea un drammatico incidente il 12 settembre, negli ultimi metri di un combattuto GP d’Italia a Monza.

Il pilota brasiliano (8°) tampona con la sua Minardi la vettura gemella di Martini (7°) volando con un perfetto looping su se stesso riuscendo a tagliare il traguardo. La telemetria ha ricostruito la dinamica: la vettura del brasiliano viene “risucchiata” dalla scia di Piero e il tamponamento fu inevitabile, così come lo svenimento della madre di Christian, presente sul muretto box.

Alla fine dei 16 Gran Premi, i punti conquistati dal Minardi Team sono 7 che gli valgono l’ottavo posto tra i Costruttori (su 13 scuderie). La M193 riesce a fare meglio delle “sorelle” M189 e M191 che si erano fermate ad un bottino di 6 punti.

Gian Carlo dispone di un personale tecnico e sportivo di primo livello, ma a destare preoccupazione è sempre il lato economico. Alla fine della stagione Minardi vende i due terzi della scuderia a Beppe Lucchini dando forma alla Minardi-Scuderia Italia, con Gian Carlo Minardi che mantiene il ruolo di Presidente e Amministratore Delegato assieme all’ingegnere Gianpaolo Stanzani.

[3° Appuntamento] MINARDI M191 | ARRIVANO I MOTORI FERRARI E I PRIMI 100 GP

5 aprile 1990 – un’altra data storica per Gian Carlo Minardi e il Minardi Team. Viene comunicato che, a partire dalla stagione agonistica 1991, la Ferrari avrebbe fornito alla Minardi il motore 12 cilindri. Per la prima volta nella sua storia, la Ferrari forniva un suo componente ad un’altra squadra.

La M191, progettata da Aldo Costa, diventa la prima vettura della storia a montare un motore Ferrari clienti. Il telaio, costruito intorno a due piloti minuti coma Pierluigi Martini (68 kg) e Gianni Morbidelli (65 kg) presentava una scocca ridotta ed estremizzata. La vettura nata e interamente sviluppata attorno al motore di Maranello ed al cambio Minardi. Usufruì nel corso della stagione di un sensibile sviluppo aerodinamico e meccanico. Fu una vettura estremante costosa che impegnò massicciamente il team sotto il profilo tecnico.

Tallone d’Achille della M191 era il cambio, realizzato in casa che si manifestò molto fragile. Costantemente, dopo pochi giri di gara si rompeva la frizione costringendo i due piloti a continuare a la gara senza.

Nonostante questo la macchina si mette in evidenza guadagnando costantemente la top 10 in qualifica negli ultimi otto GP della stagione (dall’Ungheria all’Australia) conquistando due quarti posti (a Imola ed Estoril con Martini) e sei punti complessivi col 7° posto tra i Costruttori su 18 scuderie iscritte.

Come detto, la prima grande soddisfazione della stagione arriva il 28 aprile, in una domenica fortemente condizionata dalla pioggia. Sulla pista di casa – terzo appuntamento della stagione – Martini compie un vero capolavoro piazzandosi 4° al termine di una gara disputata dopo il 20° giro senza più frizione, quindi l’incubo della rottura del cambio e senza potersi fermare ai box per il cambio gomme. Un vero trionfo.

Con questo risultato viene ripagata anche la fiducia a Ferrari, per aver portato a traguardo l’unica vettura con motore Ferrari, nel giorno più nero delle Rosse con Prost out nel giro di ricognizione e Alesì insabbiato alla Tosa subito dopo il via. Medesima situazione si verificò anche a Montreal con la M191 n.23 che taglia il traguardo al settimo posto, unico motore Ferrari superstite.

Il 15 luglio, in occasione del Gp di Gran Bretagna il Minardi Team taglia il traguardo dei 100 GP, concluso al 9° posto. Il GP del Brasile 1985 era ormai lontano.

[2° Appuntamento] MINARDI M189 | LA VETTURA CHE APRI’ UN CICLO E QUEI FANTASTICI GIRI IN VETTA

Sull’onda dell’entusiasmo dei risultati conquistati nella stagione 1988, nasce la M189 che firma il debutto nel mondiale in occasione del Gran Premio del Messico, quarto appuntamento, prendendo il posto della M188B.

Progettata da Nigel Cowperthwaite e Tommaso Carletti, con Aldo Costa nel ruolo di direttore tecnico, spinta dal propulsore Ford Cosworth V8 3500 cc, la M189 è la prima monoposto il cui modello del telaio non è realizzato a mano, ma lavorato per superfici a Torino (presso l’I.De.A) con un macchinario a controllo numerico a 5 assi che sfruttava la tecnologia del CAD-CAM.

La M189, interamente progetta al CAD e sviluppata in galleria del vento in Inghilterra a Crandfield, è inoltre la prima monoposto a montare gli ammortizzatori posteriori a bilanciere sopra il cambio, una soluzione adottata successivamente da tutti, coi porta mozzi realizzati in acciaio saldato.

Particolare attenzione viene data ai profili alari, sviluppati da Cowperthwaite, tecnico ex-Lotus. Iniziano anche gli esperimenti di muso alto. La M189 era dotata di un musetto basso, ma contemporaneamente sopraelevato di alcuni centimetri rispetto al piano del fondo scocca. Questo “scalino” era un primo tentativo di favorire il flusso dell’aria nella parte anteriore della centina, filosofia costruttiva successivamente adottata da tutte le squadre con l’introduzione del muso alto. L’arma principale della M189 era probabilmente costituita dalle gomme Pirelli, estremamente performanti in versione da qualifica, ma meno incisive in gara. Erano caratterizzare da una speciale mescola che permetteva, dopo un primo utilizzo, la raspatura dello strato superficiale ad un suo secondo uso con prestazioni addirittura superiori al primo.

L’inizio di stagione non è dei più felici con Pierluigi Martini e Luis Sala costretti a sette ritiri in altrettanti gran premi, con la M189 che soffre di problemi di surriscaldamento e l’incubo delle pre-qualifiche sempre più vicino. La svolta arriva il 16 luglio a Silverstone in occasione del Gran Premio d’Inghilterra, dove viene portata una nuova predisposizione dell’impianto radiante, con Martini e Sala che portano le due Minardi a punti, rispettivamente al quinto e sesto posto.

GIAN CARLO MINARDI “Fu una gara decisiva per noi e per la storia del Minardi Team. Quei tre punti permisero al team di non partecipare nella seconda parte della stagione alle pre-qualifica che significa una grande perdita a livello economico perdendo i bonus televisivi e quelli per il trasporto. Piero fece una gara stupenda anche se caratterizzato da un inizio da horror. Dopo tre giri dal via entrò ai box perché la temperatura dell’acqua era alle stelle. Presi dalla disperazione lo rimandammo subito in pista senza intervenire sulla vettura e, fortunatamente, tutti i parametri rientrarono nella norma. Non abbiamo mai capito cosa fosse successo, ma va bene così”

Il 24 settembre, in Portogallo ad Estoril, è un’altra data incredibile. Martini porta per la prima volta nella storia la Minardi in testa ad un Gran Premio, controllando con una prestazione stupefacente le due velocissime Williams-Renault tagliando il traguardo al quinto posto. A questi risultati, Martini aggiunse anche un meritato 6° posto in Australia, sotto una pioggia battente, il 7° e 8° posto a Monza e il 9° in Germania e Belgio.

Con 6 punti all’attivo, il Minardi Team conquista per il secondo anno consecutivo la Top 10, con 20 scuderie iscritte.

GIAN CARLO MINARDI “Sicuramente la stagione 1989 fu la prima di 3/4 stagioni in cui la Minardi era davvero veloce; mi vengono in mente il 1991 e il 1993”.

HISTORIC MINARDI DAY 2020: GIAN CARLO MINARDI SVELA LE DATE DELL’EDIZIONE NUMERO 5

Dopo il successo della quarta edizione con oltre 15.000 presenze nelle giornate di sabato e domenica, la macchina organizzativa dell’edizione numero 5 dell’ Historic Minardi Day è già messa in moto.

La prima grande novità è che nel 2020 il “viaggio” nella storia del Motorsport sarà raccontate in tre giornate. I cancelli dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari e i propulsori delle monoposto si accenderanno a partire dalle 9.00 di venerdì 24 aprile, per spegnersi solamente nella giornata di domenica 26 aprile. Tre giorni per stare a contatto con i bolidi che hanno reso glorioso il mondo sportivo dei motori arrivando alle Formula 1 passando per le vetture propodeutiche di F2, F3, F3000 e Gran Turismo.

Gian Carlo MinardiPer l’edizione del 2020, che sarà la numero 5, abbiamo deciso di venire in contro alle richieste dei nostri amici appassionati, sia italiani che esteri, che ogni anno raggiungono Imola con le loro fantastiche vetture. Hanno il piacere di poter girare maggiormente in pista e così, abbiamo pensato di accontentarli aggiungendo anche la giornata di venerdì. Pertanto aspettiamo tutti gli appassionati e tifosi da venerdì 24 a domenica 26 aprile

L’ex FIA Budkowski approda in Renault. Minardi “Azione scorretta”

A pochi giorni dall’annuncio di Marcin Budkowski di lasciare il ruolo ricoperto in FIA, la casa francese ha annunciato il suo ingaggio in qualità di direttore esecutivo. Per la Renault si tratta di un acquisto molto importante poiché l’ingegnere polacco, ex responsabile tecnico della Federazione in Formula 1, nonostante non sia un nome conosciuto agli appassionati, è a conoscenza dei segreti tecnologici di tutti i team visto il suo ruolo di spicco all’interno della FIA.

Fin dal momento della sua decisione si sono scatenate reazioni da parte dei team principal, preoccupati proprio per la concretizzazione di questo scenario. Il costruttore transalpino, con questo annuncio repentino, avrebbe voluto giocare di anticipo proprio per evitare dei provvedimenti in aggiunta ai tre mesi di gardening che il polacco dovrà scontare prima di iniziare a coprire il suo nuovo ruolo all’interno del team proprio legato allo sviluppo e alla produzione del telaio R.S. 32.

“Trovo veramente sconcertante questa situazione considerando il ruolo cruciare coperto da Budkowski all’interno della FIA in tutti questi anni. Essendo a conoscenza della maggior parte dei segreti tecnologici dei team, sia attuali che in ottica 2018, trovo assurdo che possa trasferirsi all’interno di un team con un periodo di gardening così ristretto” commenta Gian Carlo Minardi ai microfoni di Minardi.it

“Chi copre dei ruoli così importanti all’interno della Federazione non dovrebbe avere la possibilità di lavorare successivamente in un team. Almeno questa è la mia idea. Mi sembra una scorrettezza. La Renault avrà certamente un vantaggio” conclude il manager faentino

F1 | Minardi “In Formula 1 mancano i personaggi con la voglia di scommettere”

La due giorni di test sulla pista di Budapest, oltre a riportare in pista Robert Kubica in un appuntamento ufficiale con la Renault e ai debutti di Luca Ghiotto al volante della Williams e Charles Leclerc (pilota FDA) sulla Ferrari senza dimenticare il grande lavoro portato a termine da Antonio Giovinazzi durante le prove libere del Gran Premio di Ungheria e a Barcellona durante i test Pirelli, ha riacceso l’attenzione sulle difficoltà dei giovani ad affacciarsi alla massima serie.

Con l’addio della Manor i team presenti in griglia sono scesi solamente a dieci. Certamente un imbuto sempre più ristretto per i tanti giovani piloti che scalano la piramide delle categorie propedeutiche fino ad arrivare alla nuova Formula 2.

Ad alimentare l’attenzione ci ha pensato questa volta Gunther Steiner. Il Team Principal della Haas, alla sua seconda stagione in F1 – attualmente al settimo posto nel mondiale costruttori – ha sottolineato la mancanza dei piccoli team come la Minardi che nelle sue 21 stagioni è stata in grado di lanciare numerosi giovani piloti che si sono poi confermati nelle scuderie di primo livello scrivendo il proprio nome nell’Albo d’Oro.

“Il DNA della Minardi è stato quello di lavorare sempre coi giovani, fin dalla Formula 2 proseguendo poi questa attitudine anche in Formula 1. La Minardi però ha lavorato e scommesso non solamente sui giovani piloti, formando anche meccanici, addetti stampa, tecnici e ingegneri che hanno poi trovato sbocchi nei team più blasonati”

“Da anni sostengo che in Formula 1 manchino i personaggi con la voglia e la capacità di scommettere sui giovani, portando nel paddock volti nuovi. Ultimamente assistiamo solamente a importanti cambi di casacca. Personalmente avevo stipulato una collaborazione con l’università di Bologna, la quale ci segnalava gli studenti più meritevoli, da inserire all’interno dell’organico del team Minardi” prosegue il manager. “I top team che puntano al mondiale devono avere nella loro line-up campioni già formati. Spetta agli altri il compito di scovare, o far crescere, i giovani del futuro trovando il mix perfetto tra esperienza e talento. Pertanto diventa fondamentale appoggiarsi ad un Junior Team” ricorda Gian Carlo Minardi, interpellato dai microfoni del blog www.minardi.it

Nella sua analisi il manager e ingegnere a capo della scuderia americana commenta “Quando c’era Minardi, era quasi felice di essere ultimo, perché sapeva che aveva il dovere di portare i giovani in Formula 1. Sicuramente avrebbe preferito stare più avanti, ma ci poteva convivere, perché quello era il loro modello di business”.

Di contro il manager faentino ricorda anche i successi conquistati dalla sua scuderia, come il settimo posto nel mondiale nel 1991 e gli sforzi compiuti pur di debuttare in Brasile il 4 aprile 1985

“Nella sua storia la Minardi ha conquistato piazzamenti importanti nonostante risorse economiche limitate e regolamenti più restrittivi.

Ho vissuto il periodo in cui la griglia di partenza era formata da ben più degli attuali dieci team, con punteggi assegnati solamente ai primi sei classificati.

Inoltre non avevamo la stessa tutela nella fornitura dei motori e delle gomme che, come dico sempre, sono nere e tonde. Quando abbiamo avuto la possibilità di avere motorizzazioni importanti come il Ferrari (i primi assoluti a diventare clienti di Maranello) abbiamo conquistato il settimo posto nel mondiale costruttori. Altri team ci hanno messo molti più anni a raggiungere i medesimi risultati.

Nel 1985, pur di debuttare, ci siamo dovuti costruire in casa un motore turbo (Motori Moderni) lottando con le case ufficiali. Nel 2000, per proseguire l’avventura, abbiamo comprato i vecchi Cosworth (ribattezzati Fondmetal prima ed European dopo), mentre oggi il regolamento tecnico impone ai costruttori presenti di fornire più team e specifiche tutte identiche per quanto riguarda le gomme” conclude l’ex costruttore.

ACI Sport | Gian Carlo Minardi regista sportivo di prestigio

E’ stato un 2016 da regista sportivo di prestigio quello di Giancarlo Minardi. L’automobilismo sportivo italiano può contare sulla competenza e la professionalità del costruttore di F.1, apprezzato Team Manger della massima serie e da sempre con una particolare inclinazione nella scoperta di nuovi talenti dell’automobilismo, attualmente responsabile del Progetto Giovani dell’Automobile Club D’Italia rivolto alle migliori promesse del volante in casa nostra.

Minardi nella stagione appena conclusa ha avuto dei ruoli chiave per il successo di vari eventi di spicco, che hanno contato sulla sua professionale regia: 100th Targa Florio Historic Speed, Motor Show e Minardi Day.


Alla 100th Targa Florio, nell’edizione numero 100 della corsa automobilistica più antica del Mondo, ha coordinato la Targa Florio Historic Speed, curando i rapporti con tutti i grandi nomi della storia dell’automobilismo che hanno riportato sulle strade del Mito il rombo delle leggendarie auto che hanno riacceso emozioni mai sopite in quello che è stato la punta di diamante dell’evento organizzato da AC Palermo e ACI Sport. Contributo fondamentale quello offerto al Motor Show, proprio Minardi ha lavorato al ritorno delle Formula 1 storiche, tra cui anche un esemplare di Minardi F.1, sul’Area 48 Motul Arena nell’anno del 40° compleanno della kermesse bolognese famosa nel mondo, gli 8 e 12 cilindri hanno ancora ruggito a Bologna.

Il Minardi Historic day, che si è svolto all’Autodromo di Imola in giugno, ancora una successione di grandi emozioni con nomi e auto che hanno fatta la storia della F.1, F.2 e F.3. Appuntamento imperdibile per migliaia di appassionati.

Fondamentale il suo apporto nelle gare ACI Sport di Campionato Italiano in circuito, dove ha sempre un occhio particolare verso i giovani più promettenti, seguendo da vicino i talenti dell’Italian F.4 Championship Powered by Abarth, assieme allo staff sella Scuola Federale Aci Sport, con la quale ha seguito anche il Supercorso Federale 2016 Settore Velocità, dispensando consiglia ai 4 giovanissimi piloti e seguendo passo passo la loro crescita sul tracciato di Vallelunga.

Fonte: ACISportItalia.it

Minardi Story – Brasile, dove tutto iniziò

Il 5 aprile 1985, col Gran Premio del Brasile, il Circus inaugurava la nuova stagione e Gian Carlo Minardi e il Minardi Team F1 firmavano il debutto in Formula 1. Dopo essersi costruita una buona reputazione in qualità di costruttore nelle formula minori, la scuderia faentina era pronta a scrivere un nuovo capitolo della sua storia, dividendo il paddock con colossi del calibro di Ferrari, Williams, McLaren, Brabham, Ligier, Renault, Alfa Romey e Tyrrel. Per il suo esordio Gian Carlo decide di affidare l’unica M185 al giovane Pierluigi Martini

Venerdì 5 aprile, in occasione delle prime prove libere, avevamo realizzato di essere arrivati in Formula 1. Il sogno era diventato realtà” ricorda Gian Carlo Minardi. Un sogno e un’avventura lunga la bellezza di ventuno stagione durante le quali ha saputo costruirsi una reputazione importante diventando trampolino di lancio per piloti, meccanici e ingegneri. Il primo Gran Premio, corso sulla pista di Jacarepagua a Rio, terminò a venti giri dalla bandiera a scacchi per un problema al motore.

Le soddisfazioni però non mancano. Nel 1990, a San Paolo, “Piero” Martini piazza la Minardi M190 in quarta fila grazie all’ottavo tempo assoluto, chiudendo la corsa nella top-ten, al nono posto. Il miglior risultato in gara viene raggiunto nel 1992 da Gianni Morbidelli che porta la sua M192 al settimo posto – partendo dalla ventitreesima posizione in griglia –  dopo aver conquistato l’ottava posizione l’anno precedente al volante della Minardi M191, davanti alla Lotus di Mika Hakkinen e alle spalle della Benetton del brasiliano Moreno. La vittoria quest”anno andò ad Ayrton Senna (McLaren) davanti a Patrese (Williams) e Berger (McLaren). Erano gli anni delle pre-qualifiche, di un parco macchine composto da quasi quaranta vetture e dei punti assegnati ai primi sei classificati. Nel 2001 col brasiliano Tarso Marques entriamo nuovamente nella top-10, chiudendo al nono posto.

Historic Minardi Day | The best of

Per un attimo, torniamo con la mente e gli occhi a Imola, per rivivere i momenti più emozionati dell’Historic Minardi Day attraverso un nuovo video. Buona visione

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Minardi.it incontra Giovanni Lavaggi

Ha esordito nel Motor-sport a 26 anni e a 35 anni ha corso il suo primo Gran Premio di Formula 1, approdando successivamente nel 1996 alla corte di Gian Carlo Minardi. Nel suo palmares anche la vittoria della 24 Ore di Daytona oltre ad aver costruito e progettato una LMP1 da privato.

Ad una settimana dall’inizio del nuovo Mondiale di F1, Minardi.it ha incontrato Giovanni Lavaggi “Sinceramente non seguo molto il Mondiale. Trovo le gare poco interessanti e attraenti. Purtroppo i sorpassi si contano col contagocce. I duelli che hanno fatto grande questo sport sono estinti e le macchine le trovo troppo complicate

Facciamo un passo indietro  e torniamo al Gran Premio di Germania 1996, anno del tuo debutto al volante della M196 spinta dal Ford
E’ stata un’esperienza molto bella. Nonostante le difficoltà economiche attraversate dal team in quel periodo, nella squadra ho trovato grandissimi professionisti. Il telaio della macchina era veramente eccezionale, e non scherzo. Il tallone d’Achille era il motore. Oltre a pagare dazio sul fronte della potenza, l’affidabilità era veramente scarsa.  In sei week-end ho rotto sette motori. A dimostrazione di quanto fosse valido il telaio, sulla pista del Motor-show a Bologna abbiamo rischiato di vincere, contro Benetton  e Ligier.

Cosa ti è mancato per restare più a lungo nel Mondiale?
Sicuramente il supporto economico. Fin dall’inizio ho dovuto cavarmela con le mie forze. In quegli anni la Regione Sicilia avrebbe avuto i mezzi per supportarmi, poiché ero l’unico pilota siciliano in Formula 1, ma purtroppo tale collaborazione non si concretizzò.

Ieri come oggi, c’era un team che dominava la scena: la Williams, mentre oggi abbiamo la Mercedes. Dei cicli che si ripetono sempre.
Con la differenza che oggi, anche i team più piccoli, possono contare su una motorizzazione praticamente pari a quella ufficiale. A quell’epoca noi pagavamo anche 180 CV in meno, quasi il 25%. Pertanto diventava impossibile lottare alla pari con gli altri, nonostante un telaio molto buono, come dimostra il risultato di Budapest. In un tracciato il cui il motore cantava  meno, sono riuscito a chiudere nella top-ten

Nel  1995 ha vinto anche la 24 ore di Daytona. Che differenza hai visto tra Europa e USA?
Non posso dire di aver vissuto a pieno l’esperienza americana poiché correvo con un team semi-ufficiale Porsche, la cui collaborazione con la casa di Stoccarda proseguiva  dal 1989. Ho corso anche tre edizioni della 24 Ore di Le Mans. Devo dire che la più grande differenza è il livello dei piloti. In Europa il livello è decisamente più elevato

Dopo la F1 sei passato alle ruote coperte, progettando e costruendo anche una LMP1
Dopo l’esperienza in F1 era difficile trovare nuovi stimoli per continuare, pertanto ho deciso di dare vita ad un mio team correndo con una Ferrari 333 e ottenendo importanti risultati con podi e vittorie, come nella 1000 Km di Monza e Magny-Course. Al mio fianco ho avuto anche Gaston Mazzacane, arrivato poi in Minardi nel 2000. Quando la Ferrari decise di non farmi più avere i pezzi di ricambio in tempopensai di arrangiarmi da solo. Quello fu il primo passo, che mi portò a progettare e realizzare privatamente una LMP1. Sapevo che sarebbe stata una sfida non facile. Lo stesso Gian Carlo, col quale ho mantenuto un ottimo rapporto, me lo disse ma mi sono sempre piaciute le sfide impossibile. Anche perché avrei dovuto lottare con Audi, Peugeot ecc

Nonostante le risorse economiche ristrette, la macchina era buona, facile da guidare  e con un grande potenziale. Alla fine del 2006 eravamo solamente a 2” dalla pole. Contemporaneamente alla crisi economica, c’erano da affrontare i cambi di regolamenti che richiedevano importanti investimenti. Condizione impossibile per un privato. Siamo andati avanti fino al 2009. Occasionalmente partecipo alle gare storico e mi è capitato di dividere l’abitacolo con Emanuele Pirro

 

F1 | Test Barcellona: Bell’inizio per Ferrari, primi malumori in McLaren

E’ tramontato il sole anche sulla quarta giornata di test a Barcellona, mandando in archivio la prima delle due sessioni di test collettivi in preparazione della gara di debutto a Melbourne. Difficile fare delle previsioni. Quello che salta subito all’occhio, leggendo i dati, è l’affidabilità Mercedes, ma anche il bel passo in avanti della Ferrari con la SF16-H.

Interpellato da www.Minardi.it , Gian Carlo Minardi ha commentato la prima uscita del Circus potendo l’attenzione sia sulla W07 ma anche sulla Ferrari e Force India, nonostante le difficoltà economica di quest’ultima. Primi malumori in casa McLaren-Honda

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Paolo Barilla, pilota e imprenditore di successo. L’intervista

Paolo Barilla, oltre ad essere un noto imprenditore italiano, è stato anche pilota automobilistico che ha difeso i colori del Minardi Team sia in Formula 2 che in Formula 1, prima di vincere la 24 Ore di La Mans e partecipare alla Dakar.   Il Campionato del Mondo di F1  è prossimo ad alzare il sipario coi primi test ufficiali a Barcellona e  Minardi.it ha incontrato Paolo per parlare del suo passato nel Motor-sport e della situazione attuale del Circus.

Negli ultimi anni la Formula 1 ha perso diversi marchi importanti. E’ ancora un buon investimento?
In questo momento, no. La Formula 1 è un modello obsoleto poiché non è stata in grado di rinnovarsi stando al passo con i tempi. Bernie Ecclestone e il fondo CVC che gestisce il business non stanno facendo le azioni necessarie per un suo rilancio.

In che senso?
Gli uomini nascono in un contesto e costruiscono un sistema in base alla loro cultura ed esperienza. Ha fatto il suo tempo. Come esempio possiamo usare l’architettura. Oggi, per progettare e costruire, bisogna conoscere le ultime tecnologie in ambito energetico dove, allo stile e al design, si abbina l’innovazione tecnologica. Ecclestone è stato un ottimo commerciale che vendeva un prodotto il cui marketing, negli anni ‘80, veniva fatto in modo magistrale principalmente dalla Philip Morris. Col divieto delle pubblicità sulle monoposto l’impegno è andando scemando. Oggi la Red Bull sta provando a fare qualcosa di simile, ma in modo diverso e meno impattante.

Negli ultimi anni i gran premi hanno registrato un calo di interesse
Siamo nell’era dei videogiochi, il cui fatturato è da capogiro. Perché un ragazzo dovrebbe stare davanti alla TV per quasi due ore a guardare uno spettacolo dove succede poco, quando potrebbe essere lui il vero protagonista con un videogioco, che esso sia di motori o avventura? Non sarebbe più utile coinvolgere direttamente il pubblico giovane rendendolo protagonista?

In che modo?
Creando un Campionato del Mondo Virtuale di F1, parallelo al reale. Con gli stessi team, le stesse macchina e lo stesso calendario in cui i piloti sono i ragazzi scelti, perché no, dai team stessi. Ferrari, Mercedes, McLaren, Red Bull ecc potrebbero avere anche un team virtuale. In questo modo si attirerebbe un pubblico molto numeroso, fondamentale anche per gli sponsor stessi. Bisogna unire le forze. Il mondo è cambiato velocemente. Guardiamo Facebook, Google …

Si parla di intervenire sui regolamenti tecnici per migliorare lo spettacolo
Non devono essere gli ingegneri a cambiare la F1. Loro stravedono per i numeri. Persino la vernice della macchina è un peso inutile. E’ come andare al ristorante portandosi dietro il nutrizionista. Coinvolgerei persone che si occupano di spettacolo per farsi dare un’opinione e suggerimenti, vedrei bene uno scenografo di Hollywood. Trovo limitante voler salvare la Formula 1 intervenendo solo sui regolamenti tecnici. Cosa serve avere macchine da 1000 CV? Oggi abbiamo già una F1 velocissima. I Pit-stop vengono fatti in 2”… A volte non mi accorgo se le gomme sono state realmente cambiate. Non si potrebbero usare meno meccanici? Le macchine affrontano i cambi di direzione e chicane in modo troppo rapido. Sembrano correre su dei binari, senza la minima sbavatura. Sembra tutto facilissimo. Non viene trasmesso lo sforzo fisico del pilota e la sua abilità. Se guardiamo una gara di MotoGP, si percepiscono tutti i gesti e gli sforzi che devono affrontare i piloti per l’inserimento in curva. Bisognerebbe lavorare sul coefficiente di aderenza.

I team hanno delle responsabilità?
L’intero sistema va rivisto. L’audience cala e quindi Ecclestone aumenta il numero di gran premi portando la Formula 1 verso paesi senza una storia motoristica come l’Azerbaigian … Come si dice da noi è “uno spremitore di limoni” Preferisce spremere fino all’ultima goccia gli organizzatori e i circuiti, minacciandoli di portare via la corsa. Purtroppo i team guardano solamente il loro business. Prendiamo il caso della Renault che proprio in questi giorni ha presentato il team: sono tornati come costruttori solamente perché gli è stato garantito lo stato di “team storico” ovvero una fetta dei proventi televisivi. Sono rientrati dalla porta di servizio senza dare uno stimolo per grandi cambiamenti.

Anche quest’anno non ci saranno piloti italiani in Formula 1, nonostante si mettano in evidenza nel campionati internazionali più importanti come GP2, GP3 e F3 Europea
La Formula 1 oggi è troppo costosa per le aziende. Ci vorrebbe l’intervento diretto della Ferrari e della Federazione per aiutare i ragazzi a crescere e a trovare poi uno sbocco nel professionismo.

La carriera tra i motori di Paolo Barilla inizia dai kart, dove si fa le ossa per cinque anni, prima del suo ingresso tra le monoposto partecipando alla Formula Abarth. “Ero un autodidatta, nel senso che non avevo nessuno al mio fianco. La prima parte della stagione è volta all’apprendistato, ma una volta preso confidenza con la vettura scalo le posizioni portandomi nel gruppo dei primi” L’incontro con Raverotto nel 1981 lo porta a correre in Formula 3 “Nelle prime quattro gare conquistai 28 punti, grazie a due successi e due podi. Nelle restanti gare, per qualche incidente e per problemi tecnici, ho fatto solamente 12 punti in altrettanti appuntamenti. Durante la stagione Gian Carlo Minardi mi contattò per correre con lui in Formula 2, a Donington e Pergusa. In quegli anni però ero abbastanza sprovveduto, nel senso che correvo perché mi piaceva, senza avere un programma preciso e la F2 era un bel traguardo poiché aveva il doppio dei cavalli rispetto alla F3. Per essere un esordiente le due gare andarono bene, lottando a centro gruppo. L’anno successivo decisi quindi di proseguire col Minardi Team, che nel frattempo aveva perso l’appoggio della Pirelli. Pertanto la stagione scivolò via in modo anonimo.  Volevo diventare un pilota professionista e passai pertanto ai prototipi e, successivamente, andai in Giappone con la F3000

Nel 1987 l’amico Pierluigi Martini lo chiama per correre con lui in F3000. “La stagione precedente Piero si era messo in evidenza con una Ralt non ufficiale. Le premesse erano quindi buone” Fin dall’inizio del campionato qualcosa però non va “La macchina non è all’altezza delle aspettativa e non riusciamo a capirne il motivo. A stagione inoltrata, e casualmente, ci accorgiamo che nel telaio mancava una parte della centina del serbatoio. Un errore di costruzione alquanto strano. Ci sistemano il telaio e torniamo subito davanti a tutti, anche alle Ralt ufficiali. Purtroppo però in gara la nostra macchina si fermò per un cedimento

Nel 1989 arriva la chiamata da Gian Carlo per sostituire Martini in F1
Il sogno era la Formula 1 e quando Minardi mi chiamò per sostituire l’infortunato Martini accettai subito. Per di più si correva a Suzuka, una pista che conoscevo come le mie tasche. Purtroppo però non riuscivo a stare dentro l’abitacolo, costruito attorno alle misure di Piero. In qualifica riesco a fare, per i dolori, solamente un run, mentre in gara si ruppe la frizione. Col senno del poi forse è stato meglio così.

L’anno successivo fai coppia con Martini con la M190
Anche la macchina nuova era sempre troppo stretta per la mia statura. La stagione partiva già in salita, ma decido di andare comunque avanti. Otteniamo dei buoni risultati, ma il problema principale erano le gomme. La Pirelli, in quel momento, non aveva la forza di fornire tutti i suoi team allo stesso livello qualitativo, prediligendo in particolar modo la Tyrrel di Alesi. In Giappone avevo collaborato con la Bridgestone nello sviluppo delle gomme per la F1, quindi avevo un know-how ottimo e fin dai primi giri mi accorgevo se qualcosa non funzionava nel verso giusto. In più, nelle prove invernali ad Estoril con la macchina vecchia, avevo girato più veloce di 3” rispetto al week-end di gara dell’anno successivo. Purtroppo la Pirelli non l’ha mai dichiarato apertamente. La stagione è finita in modo inglorioso

Come giudichi la tua esperienza nel Mondiale?
E’ stata un’esperienza fantastica e straordinaria. In quegli anni il mio obiettivo era arrivare in F1. Non ci fossi riuscito mi sarebbe mancato qualcosa. Dopo ho capito che non è l’ambiente che fa per me poiché non rispecchia il mio carattere. Per restare in F1 devi essere molto determinato, pronto a tutto. Devi fare in modo che tutti ti ascoltino tenendo altissima la tensione all’interno del team, come facevano Senna o Piquet. In un’intervista recente Piquet ha dichiarato di aver attaccato più volte Mansell su episodi personali col solo obiettivo di destabilizzarlo e toglierli la concentrazione. Se arriviamo ai giorni nostri, Vettel con Webber è stato molto duro. In Verstappen rivedo la stessa determinazione. Sembra dire “toglietevi che sto arrivando”

Hai vinto anche la 24 Ore di Le Mans
Nelle gare endurance sono sempre andato molto bene. Anche il tipo di ambiente era decisamente diverso. Il mio carattere non tende a prevaricare gli altri e con i compagni ho sempre collaborato per raggiungere il migliore obiettivo comune

… oltre ad aver partecipato a diverse edizioni della Dakar
Esperienza piacevole e magica, soprattutto quella africana. Ho partecipato a diverse edizioni senza ambizioni di risultato. Volevamo solamente arrivare al traguardo vivendo l’esperienza al meglio.

Minardi.it incontra Luca Badoer “Minardi, team principal eccezionale”

32 gran premi col Minardi Team, tra le stagioni 1995 e 1999, e un grande rammarico legato al Gran Premio d’Europa sul tracciato del Nurburgring per Luca Badoer. Prosegue il nostro cammino tra i piloti che hanno contribuito a scrivere la storia del team faentino fondato da Gian Carlo Minardi. Insieme a Luca abbiamo parlato certamente del suo periodo a Faenza, ma anche dell’ impegno al volante del Cavallino Rampante

Nel 2010 hai annunciato il tuo ritiro in qualità di tester Ferrari, dopo 12 anni. Hai ancora dei contatti con Maranello e di cosa ti occupi oggi?
Nel 2010 ho annunciato il ritiro dal ruolo di test Ferrari, ma la collaborazione con Maranello è proseguita anche nei quattro anni successivi nello sviluppo delle vettura GT. Dall’anno scorso lavoro nell’azienda di famiglia

Facciamo un passo indietro, al 1994, quando diventi tester Minardi per poi essere promosso a pilota ufficiale l’anno successivo.  Cosa ti ha portato a scegliere il team di Faenza e cosa ti ha colpito?
Innanzitutto era un team Italia e Gian Carlo Minardi viveva la sua esperienza in Formula 1 con grande passione. Per me rappresentava certamente una buona opportunità, in prospettiva ’95. Effettivamente insieme abbiamo raccolto dei buoni risultati. Io ero ancora giovane e ho avuto la possibilità di imparare molto. Esperienza positiva

Sei poi tornato a Faenza dopo 5 anni, nel 1999
In quel periodo ero anche sotto contratto con la Ferrari in qualità di tester. Gian Carlo mi ha voluto fortemente con se e questo mi ha fatto enorme piacere. Da parte mia ero ben contento di far ritorno a Faenza. Ancora una volta è stato un anno positivo.

…. negli occhi di tutti gli appassionati resta quel “maledetto” gran premio d’Europa. A pochi giro dal traguardo eri in quarta posizione.
Fa parte di quegli episodi che non si possono dimenticare. A pochissimi giri dalla bandiera a scacchi eravamo in lotta per il podio, ma purtroppo si ruppe il cambio. Avremo potuto raggiungere un risultato strepitoso per un piccolo team. Inoltre non dobbiamo ricordare che in quegli anni i punti li prendevano solamente i primi sei…

Cosa hai pensato in quel momento e cosa ti disse Gian Carlo Minardi al rientro ai box?
Non me lo ricordo, ma fu un trama per tutto il team. In prima persona per me. Stavamo facendo qualcosa di straordinario. Un brutto colpo.

Quel risultato, avrebbe potuto cambiare la tua carriera in Formula 1?
Difficile da dire. La carriera in Formula 1 te la costruisci con le prime scelte e purtroppo io non  sono stato molto fortunato. Ho debuttato con Scuderia Italia, con una vettura disastrosa che forse mi ha precluso il cammino. Il podio del Nurburgring ’99 avrebbe potuto aiutare, ma comunque ero già collaudatore Ferrari. La mia strada era disegnata.

Hai corso per Scuderia Italia, Minardi, Forti e Ferrari. Qual ‘è il punto di forza che ricordi del team di Faenza?
Il mio ricordo è quello di una struttura piccola, ma ben organizzata e con una grande passione. Gian Carlo Minardi è stato un team manager eccezionale. Ancora oggi lo incontro con molto piacere

Nel 2009 hai sostituito Felipe Massa al volante della F60 durante il Gran Premio di Valencia. Un italiano al volante della rossa in un gran premio. Un sogno che diventava realtà?
Si, un sogno che si è presto trasformato in un incubo…

Che difficoltà hai incontrato?
Arrivavo da un periodo di stop lungo sette mesi poiché i test iniziavano ad essere vietati. Non conoscevo la vettura e la F60 era difficile e poco competitiva. Eravamo le prime apparizioni del kers. Alla fine non mi sento di avere colpe poiché chi mi ha sostituito non ha fatto melgio. Era una macchina che richiedeva molti test per capirla e interpretarla al meglio

Anche quest’anno l’Italia non sarà rappresenta da piloti in F1 anche se saranno presenti nei campionati internazionali più importanti come GP2, GP3 e F3 Europea. Cosa pensi sia dovuto?
Difficile dare una risposta poiché non sono la persona adatta. Certamente è triste non avere dei nostri ragazzi protagonisti nel mondiale

Manca anche un team come la Minardi che puntava molto sui giovani?
Sicuramente. Soprattutto manca un personaggio come Gian Carlo Minardi che scommetteva sui giovani. Non aveva paura di puntare sui debuttanti.

Cosa pensi della Formula 1 moderna e sei d’accordo sul divieto ai test, spostando quindi tutto sul virtuale?
Fosse per me tornerei subito a liberalizzare i test. Si parla tanto di riduzione, ma contemporaneamente si costringono i team a dotarsi di questi simulatori e software all’avanguardia e costosissimi. A volte vengono prese delle decisioni con troppa leggerezza. Per quanto realistici, è sempre meglio scendere direttamente in pista. Nella mia avventura in Ferrari ho coperto qualcosa come 135.000 km, di cui 32.000 solamente in una stagione.